Posidonia oceanica
Posidonia oceanica, contrariamente a quanto molti credono, non è un’alga bensì una pianta vascolare appartenente alle Fanerogame marine. É dotata di radici, foglie, fusto, fiori e frutti, noti come olive di mare.
Il successo evolutivo di questa pianta, in un ambiente instabile e dinamico come il fondale sabbioso, è legato al singolare pattern di crescita dei fusti, o rizomi, che si sviluppano contemporaneamente in orizzontale e in verticale. I rizomi orizzontali (plagiotropi) ancorano la pianta al fondale tramite radici lignificate e sono quindi responsabili dell’espansione laterale delle praterie, mentre i rizomi verticali (ortotropi) ne compensano il progressivo insabbiamento, dovuto al continuo apporto di sedimenti.
La struttura a terrazzo che ne deriva prende il nome di matte e agisce come una vera e propria trappola per la sabbia, tanto da proteggere il fondale dalla forza erosiva delle onde. La crescita verticale della matte è tuttavia estremamente lenta, stimata attorno a 1 cm all’anno, fatto che rende particolarmente difficoltoso il recupero biologico dopo eventuali eventi di stress. I rizomi presenti sul margine superiore della matte sviluppano i fasci fogliari, che contengono gruppi di 6-7 foglie, lunghe fino a 1 metro.
Il rinnovo periodico delle parti vitali della pianta mette in circolo un’enorme quantità di materiale organico nelle acque costiere: le foglie morte si accumulano lungo la riva in depositi stratificati detti banquette, mentre le fibre dei rizomi, modellate dall’azione delle onde, si aggregano nei cosiddetti egagropili, le comuni “palle di mare” che spesso si trovano sulle nostre spiagge.
Sebbene esistano altre specie appartenenti al genere Posidonia lungo le coste dell’Australia meridionale, la specie è endemica del Mediterraneo. In condizioni di buon equilibrio ambientale, essa è presente in una fascia compresa entro i 40 metri di profondità, anche se tale confine può variare in funzione della trasparenza delle acque. Il limite inferiore della prateria, rivolto verso il largo, è quello che risente maggiormente delle pressioni ambientali, subendo alterazioni nella propria morfologia e regredendo spesso a profondità minori.